Pausa di riflessione sul mercato delle case nella Capitale inglese: non è esattamente un fulmine a ciel sereno, visto che i primi segnali in questo senso risalgono alla fine dell’estate scorsa, quando i prezzi, dopo la folle corsa del primo semestre del 2014, hanno smesso di crescere.
La domanda abitativa c’è ancora, ma è più cauta di prima e spaventata dalle quotazioni da capogiro, mentre il mercato dei mutui fa fatica a tenere il passo.
Immediato l’effetto sulle quotazioni del residenziale, che in tutto il Paese, non solo a Londra, hanno smesso di crescere: la conferma arriva dall’indice Rics sull’andamento dei valori delle case, passato in un paio di mesi da quota 14 a quota 11.
Avrà tirato un sospiro di sollievo la Bank of England che più volte l’estate scorsa aveva paventato un pericolo bolla immobiliare capace di azzoppare l’intera economia britannica.
Un po’ meno contenta l’industria immobiliare britannica, che all’ombra del Big Ben sta lavorando ad un numero record di cantieri (non solo residenziali), in grado di cambiare volto a molte aree della città.
Non a caso, prima di Natale, gli sviluppatori inglesi hanno lanciato l’allarme: manca manodopera da utilizzare nei cantieri locali, bisogna cercarla all’estero, attirandola con compensi record.
Ora a creare incertezza ci si è messa anche la campagna elettorale, in vista delle elezioni politiche che si terranno in tutto il Regno Unito il prossimo 7 maggio.
Sul piatto c’è la proposta di legge lanciata del partito laburista guidato da Ed Miliband, che vuole introdurre una super tassa (la proprosta non è nuova , s tratta dell’ennesima mansion tax) per le proprietà di pregio che valgono oltre 2 milioni di sterline (2,5 milioni di euro).
Con questa tassa Miliband spera di raccogliere 1,2 miliardi di sterline l’anno (circa 1,6 miliardi di euro) da destinare a spese sociali e sanitarie.
Una prima botta al mercato della casa lo aveva già dato il Governo conservatore in carica, guidato da David Cameron, che negli ultimi anni ha pescato nelle tasche dei contribuenti con una serie di rincari sulle tasse accessorie legate all’acquisto della casa (ad esempio, la tasse di registro sulle transazioni immobiliari).
Ora tocca la stretta fiscale si fa più sottile: solo i ricchi proprietari di immobili di cui molti hanno casa proprio sul Tamigi, vedi business man internazionali, che hanno investito nella nicchia di lusso del mattone londinese.